giovedì 19 agosto 2021

Franck Bouysse - Nato da nessuna donna


 #neripozzaeditore

Ogni storia è resa grande dal proprio mistero, soprattutto quando tende al dolore. Di questo è convinto Gabriel, un giovane curato di campagna, cui viene inaspettatamente affidata un’ardua missione. Un giorno una sconosciuta si affaccia al suo confessionale, bisbigliando la storia di una donna morta in manicomio dopo aver ucciso il proprio figlio. Tra i suoi abiti sono nascosti dei quaderni che il curato dovrà prelevare durante la benedizione del corpo e portare via con sè. Per quanto confuso, Gabriel acconsente alla richiesta della sconosciuta. Il giorno della sepoltura, senza neanche aprirli, afferra i quaderni e li nasconde sotto la tonaca. Tra quelle pagine, scoprirα, è contenuta una storia che non può andare perduta e non può essere dimenticata: la storia di Rose... Rose ha quattordici anni e vive con la sua famiglia a Les Landes, una vecchia fattoria, quando suo padre, per colmare i numerosi debiti, decide di venderla a un ricco signore. Ignara, la giovane viene condotta a Les Forges, un imponente castello immerso nella foresta. Nell’antica magione vivono Charles e la sua anziana madre, una vecchia arcigna magra come un chiodo, perennemente avvolta in un lungo abito nero. La moglie di Charles, Marie, malata, trascorre le sue giornate chiusa nella propria stanza, da cui non trapela mai il minimo rumore. Rose dovrebbe occuparsi della casa e della cucina, un lavoro per cui la ragazza è ben disposta. Charles e sua madre non tardano, però, a svelare il loro vero volto: il volto di un mostro a due teste che non esita a costringere la giovane donna ad accettare il più crudele degli abbandoni.

Franck Bouysse Nato a Brive-la-Gaillarde nel 1965, è insegnante di biologia a Limoges[1].

Appassionato di letteratura gialla, ha esordito nel 2004 con il noir La paix du désespoir al quale hanno fatto seguito (al 2018) altri 11 romanzi e due raccolte di racconti[2].

Particolarmente apprezzato in patria, ha ottenuto nel 2015 il Premio Michel Lebrun per il romanzo Ingrossare le schiere celesti, un giallo che si svolge nei monti del Cevenne i giorni successivi alla morte dell'Abbé Pierre[3].

Romanzo che può essere definito come gotico, per gli ambienti descritti, per la cupezza che trasuda fino a tre quarti del libro. Di redenzione nell'ultima parte: un finale pieno di speranza e di amore, un giusto contrappasso per tutto quello che Rose ha dovuto sopportare nella sua vita. Una vita che sembra finta tanto è crudele e ignobile. Vediamo anche la storia del padre di Rose, schiacciato dal senso di colpa, e della madre, schiacciata dal destino di essere donna in una società rurale arcaica senza alcun mezzo di sostentamento. Quello che mi è piaciuto maggiormente è che per una volta i buoni sono definiti buoni e la malvagità è prerogativa dei cattivi: ruoli ben definiti come le vecchie fiabe; una maniera per scuotere nel profondo e farci prendere coscienza di parti nascoste di se'. Cosa si è in grado di fare per salvarsi e salvare le vite che amiamo? Ottimo il finale, dove i segreti vengono svelati e la possibilità di una vita migliore è alla portata dei protagonisti.

Merita.

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