Autore:
Sabahattin Ali
Editore:
Casa Editrice Altano
Traduzione:
Fulvio Bertuccelli e Tina Maraucci
Genere:
narrativa straniera
Pagine:
296
Anno
di pubblicazione: 2021
SINOSSI
Yusuf ha
solo nove anni quando la sua famiglia viene assassinata da alcuni banditi
entrati nel villaggio. Il sottoprefetto incaricato di fare gli accertamenti sul
luogo del delitto, preso dal dispiacere per la situazione in cui si trova
il bambino, decide di portarlo in casa sua e adottarlo.
Yusuf
inizia così la sua nuova vita a Edremit, cittadina sulla coste dell’Egeo, è in
un ambiente a lui completamente estraneo, di cui non comprende le regole
sociali ed è circondato da persone con cui fatica a relazionarsi a causa del
suo carattere schivo. Le uniche persone in grado di capirlo e che segneranno il
suo destino sono il padre adottivo e la sorellastra Muazzez, giovane ingenua e
di buon cuore. Gli anni passano e Yusuf si sente sempre più estraneo alla
città, sogna un futuro in cui poter vivere liberamente la sua vita.
Tutto
cambia quando durante una festa di paese Yusuf difende Muazzez dalle molestie
di Şakir, giovane dissoluto e rampollo della famiglia più ricca e potente della
zona. La lotta iniziata quel giorno vedrà il conflitto tra i due giovani
inasprirsi sempre più nel corso degli anni fino alla resa dei conti finale.
RECENSIONE
Che
libro stupefacente ho avuto per le mani in questi giorni. Improvvisamente mi
sento sola e svuotata tanto sono stata coinvolta dalle vicende di Yusuf e
Muazzez. Questa è una storia che parte in sordina fino a quando la vita si
affaccia prepotente e insensibile ai due ragazzi. Uno indolente, riflessivo,
quasi pigro se vogliamo. L’altra destinata come molte altre donne in Turchia in
quegli anni a vivere come animaletti domestici all’interno delle quattro mura
di casa. Giovani private di speranze e sogni, spose bambine ingenue il cui
unico scopo nella vita è spettegolare e farsi mantenere dal marito, succubi di
madri prive di qualsiasi scrupolo morale. Ma attenzione, non stiamo parlando di
occidente. Stiamo parlando di un romanzo turco di inizio 900. Questo è
affascinante oltre ogni immaginazione. Sabahattin Ali è un maestro nelle
descrizioni di paesaggi e personaggi: sembra di camminare all’ombra del
minareto e di essere dentro le case di Edremit, sembra di avere davanti a sé le
persone di cui parla. Le ingiustizie che vengono commesse sono universali:
potremmo leggere della stessa baldanzosità e tracotanza riferendosi a italiani
del sud. In questo il tema centrale dell’ingiustizia sociale è attualissimo; il
contorno parla invece di un mondo non conosciuto, raffinato e crudele, immerso
in una natura dalla bellezza sconvolgente.
Consigliato?
Assolutamente sì, ti si aggrappa alla pancia e non si smette di leggere perché,
alla fine, la vita va avanti anche se tutto attorno è crollato.
L’autore
Ali nacque 1907 a Eğridere (territorio
ora in Bulgaria), cittadina del sangiaccato di
Gümülcine, nell'allora Impero Ottomano.
Visse a Istanbul, Çanakkale e
ad Edremit prima di iniziare gli
studi superiori a Balıkesir. Si laureò a Istanbul nel 1926. In seguito
insegnò a Yozgat per
un anno, per poi vincere una borsa di studio del Ministero dell'Educazione che
lo portò in Germania, ove rimase dal 1928 al 1930. Tornato in Turchia,
egli insegnò lingua tedesca nelle scuole superiori di Aydin e Konya.
Nel periodo d'insegnamento
a Konya, fu arrestato per dei versi critici nei confronti di Atatürk e della
sua politica. Scontò la pena nel carcere della fortezza di Sinop, venendo
rilasciato nel 1933 grazie ad una amnistia per il decimo anniversario della
nascita della Repubblica Turca. Ottenne il permesso di insegnare nuovamente con una richiesta al
Ministero dell'Educazione Nazionale dopo aver provato la sua fedeltà ad Atatürk
scrivendo il poema Benim Aşkım (Il mio amore o la mia
passione) e fu assegnato alla divisione per le pubblicazioni del Ministero
dell'Educazione Nazionale.
Ali si sposò il
16 maggio 1935 e svolse il servizio militare nel 1936. Fu imprigionato di nuovo e rilasciato nel 1944. Fondò
insieme a Aziz
Nesin, altro storico autore turco,
il settimanale Marko Paşa.
Dalla data del rilascio
Ali ebbe problemi economici e gli venne revocato il passaporto.
Fu ucciso presso il
confine con la Bulgaria tra l'1 e il 2 aprile 1948. Il corpo venne rinvenuto il
16 giugno.
Comunemente si crede che
fu assassinato da Ali Ertekin, un trafficante legato al Servizio di Sicurezza
Nazionale (Servizi segreti), che sarebbe stato pagato per fargli passare la
frontiera. Una seconda ipotesi è quella di una morte durante un interrogatorio
dei servizi di sicurezza dopo essere stato tradito da Ertekin.
Fu probabilmente ucciso a
causa delle sue opinioni politiche.
Comunque, si ritiene che sia stato ucciso per decisione del governo tramite i
servizi di sicurezza.